Hate speech: il linguaggio d'odio

Che cos'è l'hate speech e come è cambiato nel tempo

La Prima Guerra Mondiale

Andando avanti nella storia fino alla Prima guerra mondiale, si ha un primo grande cambiamento nella figura del nemico: nei secoli e nelle guerre precedenti, il nemico era una persona con cui si combatteva faccia a faccia, che si affrontava in modo diretto sul campo di battaglia, invece ora il nemico, grazie o a causa delle trincee, diventa invisibile e non è più possibile vederlo.
Questa condizione crea angoscia nei soldati e ciò porta a spersonalizzare l’altro perché è possibile vedere solo le armi, la mitragliatrice, il proiettile volante e non l’uomo, quindi si crea nell’immaginario collettivo un nemico insensibile che procede in maniera spedita, che non ha debolezze e che non è mai titubante, che è quasi una macchina.
L’invisibilità trasforma il nemico nelle menti dei soldati: nasce nei suoi confronti un odio viscerale e questo elemento è presente in numerosi manifesti e giornali dell’epoca perché c’è il tentativo da parte della pubblicistica di mostrare l’avversario come un vero e proprio mostro da disprezzare, odiare, temere e quindi eliminare in quanto minaccia per la propria cultura, per i propri valori e i propri costumi.
I giornali, i periodici, i settimanali puntano sulla rappresentazione visiva del nemico attraverso un’invasione di vignette e manifesti ad effetto.

Foto copertina La Tradotta

Qui è rappresentata La Tradotta, Giornale settimanale della terza armata, un settimanale di trincea, risalente ad aprile del 1918, con la didascalia che recita ”I prigionieri italiani in Austria, senza pane e senza patria”.
Lo scopo di questa prima pagina è quello di rappresentare gli austriaci come irrispettosi nei confronti dei prigionieri italiani, evidentemente smunti, tristi e malmenati.
L’altro, l’austriaco, è un nemico da combattere e debellare con ogni forza.
Essendo alle ultime fasi della guerra, i soldati italiani erano ormai quasi privi di forze, stanchi, quindi queste rappresentazioni servivano acreare energie partendo da un sentimento di odio nei confronti del nemico: bisognava fare gli ultimi sforzi per vendicarsi.

Manifesto Mad Brute

Questo manifesto, invece, recita ”Distruggi questo pazzo bruto. Arruolati”.
Il gorilla indossa un casco tipico dell’esercito tedesco ed ha una mazza insanguinata con su scritto ”culture” che indica la cultura tedesca e sta muovendo i primi passi su una terra su cui campeggia la scritta America, mentre alle sue spalle si vede un paesaggio deturpato: dopo aver distrutto l’Europa, dopo averla rasa al suolo, i tedeschi arriveranno in America portando con sé fame di distruzione e di donne.
Il nemico qui viene totalmente deumanizzato e rappresentato come una bestia, un animale pericoloso che mette in pericolo la vita della donna che porta in braccio.

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